La stanza accanto di Pedro Almodovar

Una scrittrice di successo ritrova una sua vecchia amica giornalista di guerra e la assiste nel suo percorso verso l’eutanasia. Tratto da un romanzo il film affronta il delicato tema della eutanasia con grazia e poesia. Almodovar, molto diversamente da come aveva fatto il nordico Ingmar Bergman in Sussuri e grida, si avvicina al dolore e alla morte evitando eccessi, retorica e compiacimento drammatico. Al centro resta il rapporto di empatia e amore tra la giornalista condannata alla morte da un tumore ad uno stadio avanzato e la scrittrice. Insieme ripercorrono episodi della loro vita ma soprattutto si crea una empatia profonda così che il loro percorso verso la morte si riempie di vita. Poi attraverso citazioni letterarie e cinematografiche di Gente di Dublino e del racconto I morti il film tocca momenti di poesia attraverso l’immagine della neve che cade ripetute due volte prima con una citazione letterale e poi riadattate alla situazione. E fanno quasi da contraltare alla morte imminente, le sequenze delle comiche mute di Buster Keaton. La protagonista sceglie l’eutanasia perché si rifiuta di vivere i suoi ultimi giorni come vorrebbero i medici e la legge attraverso sofferenze che eliminerebbero in lei ogni traccia di umanità dopo che anche la chemioterapia ha ridotto quasi a zero la sua capacità di scrivere, di leggere, di ascoltare la musica. Resta tuttavia intatta la sua sensibilità, la sua capacità di amare e sentire vicina la sua amica che la accompagna verso l’ultimo gesto. Come sempre Almodovar realizza un’opera politicamente schierata che condanna la prospettiva bigotta di una legge che considera il suicidio come un crimine e toglie ogni libertà all’uomo di decidere quando cessare di vivere. Il film è poi impreziosito da una recitazione magistrale delle due attrici e da una sceneggiatura essenziale mai pleonastica che va sempre all’essenza delle questioni. Il terzo personaggio amico di entrambi le donne che in passato è stato l’amante perfetto ora è ossessionato dal disastro ecologico e vede un futuro tragico per l’umanità. Anche in questo caso si parla di morte ma senza quasi speranza. Anche il tema centrale dell’ultimo romanzo dell’amica scrittrice era la morte ma solo accettando la proposta estrema capirà cosa significa morire e soprattutto vivere. C’è chi ha notato, giustamente che questo film non sembra di Almodovar perché non ha quei toni trasgressivi e forti che hanno caratterizzato l’opera del regista. Tuttavia qui Almodovar sceglie quasi un registro sottotono perché il tema così delicato lo richiedeva. E la vitalità la forza la bellezza emergono comunque tanto da trasformare il lungometraggio in un inno alla vita. Per finire sicuramente apprezzabile e curata è la fotografia mentre la colonna sonora si avvale di musiche che contribuiscono a creare una atmosfera di sospensione ma anche leggera. 

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